| NUVOLE, la fanzine, nasce ufficialmente il 2 maggio 1994, alla Fiera di Cremona... E' facile da ricordare perché, il giorno prima, era morto Ayrton Senna. Stavo parlando di NUVOLE con due gruppi di persone: i miei amici con i quali andavo a Lucca (Luca e Michele, che erano entusiasti a parole, un pò meno coi fatti) e quelli con cui compravo le videocassette dei cartoni animati (Mike e Luca). Dovevo decidere chi coinvolgere e chi no. Luca Morando, per esempio, mi sconsigliò di basarmi su due gruppi distinti. Stimavo parecchio Luca già allora, e gli diedi retta. Ma, quel due maggio, prima di partire per Cremona, avevo già deciso che la fanzine ci sarebbe stata, ma non avevo ancora deciso con chi l'avrei fatta. Ascoltai la conferenza di Sergio Bonelli, registrandola tutta. E poi la conferenza dei ragazzi di Hammer (in particolare Riccardo Borsoni). Alla fine, andai a presentarmi a Luca Enoch. Luca si dimostrò subito disponibilissimo: lo intervistai (e non fu certo la migliore delle mie interviste), e poi gli chiesi uno schizzo da usare per la copertina. Lui ci pensò un attimo, e poi disse: "no, dai... se è per la copertina, preferisco farti un disegno a china: se mi dai l'indirizzo, te lo spedisco a casa". Così, tutto entusiasta, tornai a casa. Luca e Mike mi presentarono Giorgio, uno che giocava di ruolo con loro e che non avevo mai visto (anche perché, come tutti quelli che non hanno mai avuto tendenze suicide, era impegnato a fare il militare). Eccosì, lo staff di Nuvole era al completo. Ero a mezze parole anche con un altro tizio che avevo conosciuto in fumetteria: Isacco Sacco. Uno che comprava tutto il ciarpame della Marvel in inglese, e più era brutto, più gli piaceva (a una Lucca mi stupì con la frase: "ma come si fa a non comprare un fumetto che si chiama "Strykeforce: Morituri"?"). Ma, alla fine, per problemi di tempo, di spazio e di già eccessivi sbattimenti da parte mia, non lo contattai più. E lui ci rimase piuttosto male... Trallaltro, Isacco aveva organizzato un incontro presso la biblioteca del suo comune con Angelo Stano. Stava per uscire il numero 100 di Dylan Dog, e l'attesa era spasmodica: Stano passò il pomeriggio alla fumetteria (volle 300.000 lire: la metà pagata dalla biblioteca, il resto dalla fumetteria), ma io lo intervistai alla biblioteca, la sera. E gli scroccai pure un disegno. Volevamo, già da allora, dividere la fanzine in due grossi temi: quello della copertina e quello della quarta. La cover era (ma mi ero dimenticato di chiedere l'indirizzo di Enoch... il tempo passava senza notizie della cover promessa e noi iniziavamo a cagarci sotto......) Sprayliz, quindi il blocco iniziale era dedicato alla Star Comics: intervista ad Ade Capone, che era partito benissimo con il suo Lazarus Ledd e, da grande appassionato di comics, stava supervisionando anche il settore americano, orfano dei fumetti Marvel. Intervista a Paolo Livorati, un ragazzo squisito che aveva la passione dei supereroi ma, soprattutto, dei fumetti Disney, che si era ritrovato da un giorno all'altro a passare dal ruolo di traduttore di comics a quello di responsabile del settore "americano" della Star. Cavandosela anche bene. L'intervista ad Enoch e quella ai ragazzi di Hammer. In mezzo, un gran bel dossier su "Fumetto & Fantasy" di Luca, che scriveva dannatamente bene... Eppoi, la Bonelli... con la conferenza di Sergio Bonelli, Antonio Serra e Teresa Marzia a Cremona e l'intervista a Stano. Per finire, le recensioni. In quarta di copertina, decidemmo di mettere un Groucho bellissimo disegnato da Bruno Brindisi. Nel frattempo, io avevo avuto la malsana idea di ricominciare a giocare a pallone. La sera della prima partita di un torneo notturno... erano venuti anche i miei genitori a vedermi giocare... beh, per farla breve: batto il calcio d'inizio, scatto in avanti, gli avversari intercettano il passaggio, mi giro e CRACK! Un dolore della madonna... La notte la passo nel letto, ma il giorno dopo devo andare in ospedale. Mi tengono lì per un paio di giorni... chè, tanto, finchè non si sgonfia il ginocchio non si possono fare le analisi. Mi guardano, mi parlano di schegge d'osso nei legamenti e... beh, mi spaventano. Fuggo dall'ospedale e vado in una clinica privata. Nel frattempo: Nuvole n. 0 è finito. O così sembra. Tant'è che viene scritto anche l'editoriale. Era arrivata anche la (splendida) copertina. La diagnosi (per la gamba) è mica tanto incoraggiante: legamenti crociati kaputt! Vabbè: decido di vedermi ancora una sera con Luca, prima di andare in stampa. Non so bene come, convinco mia sorella ad accompagnarmi da lui (una settantina di chilometri in macchina, ed io avevo il gesso fin sopra il ginocchio che m'impediva qualsiasi tipo di movimento: toccava a lei guidare). Controlliamo questo, controlliamo quello... quando, verso mezzanotte, non mi ricordo più chi se ne viene fuori con la frase: "ma il tipografo ha detto che bisogna conteggiare le pagine 4 alla volta, vero?" "Sì, perché?" "Perché siamo dei cretini, ecco perché! abbiamo sbagliato a contare!" La dura realtà ci colpisce: o togliamo due pagine, o ne scriviamo altre due. Cosa si può fare? "Beh, Luca... diamo un'occhiata in camera tua e guardiamo se ci sono dei fumetti che potremmo recensire: li leggiamo e buttiamo giù subito la recensione....". Detto, fatto... ricordo che, verso le tre di notte, mia sorella crollava di sonno. Tant'è che, alla fine, la macchina al ritorno l'ho guidata io ("però non dirlo a nessuno, mi raccomando!"): scoprii che, se posizionavo il sedile più indietro possibile, riuscivo a farci stare la gamba (che non potevo assolutamente piegare) e, muovendo bene la caviglia, ero perfino in grado di accellerare e frenare. Giuro che, però, ripensandoci... non lo farei più. Dunque, i particolari "tecnici" sull'impaginazione ed il resto sarebbe più bello se li raccontasse Mike. Posso solo dire che, qualche giorno dopo che la fanzine doveva essere pronta, telefono incazzato a Max (chiamiamolo così, d'ora in poi... adesso mi viene più naturale), e lui mi dice che è tre giorni che è dal litografo a reimpaginare tutto: si era presentato lì con qualcosa come 40 floppy disc, fatti su PC. Il litografo lo guarda e gli fa: "e cosa sono, questi?" "questa è la nostra rivista" "te sei tutto scemo: facciamo così... ti presto un monitor e te la scarichi lì. Ah! noi usiamo il Mac, quindi, probabilmente, dovrai reimpaginarla da capo........" Come finisce la storia? Dovevamo uscire per una fiera (una oscura fiera in periferia di Milano, di cui nessuno di noi aveva mai sentito parlare... ma avevamo deciso che lì, saremmo usciti con la fanza!). Gli articoli erano in ritardo (io, per esempio, mentre Max reimpaginava il tutto, lessi e m'innamorai di una miniserie di tre numeri in inglese: "Strangers in Paradise", e chiesi a Max se riusciva, a questo punto, ad aggiungere anche quella recensione lì), l'impaginazione era in ritardo, la stampa era in ritardo. Finì che, il giorno della fiera, passai davanti alla casa del tipografo, che la sera era riuscito a stampare qualche copia della fanzine e le aveva lasciate fuori dalla porta: erano le sei del mattino, presi i due pacchi freschi di stampa e partii per l'avventura. C'è da dire che, per sopportare l'onere della fanzine, avevo deciso di comprare una quantità industriale di fumetti dalla Cosmic, che mi faceva ottimi sconti, e di fare uno stand con la fanzine E i fumetti. E così, un giorno dalle parti del giugno '94, NUVOLE affrontò per la prima volta il giudizio del pubblico. La fanzine apriva così: "La TACCOLINI ENTERPRISES e la SFI-GANG orgogliosamente (?) presentano" Essì, perché una cosa mi era ben chiara sin dall'inizio: i soldi li mettevo io, e la fanzine era cosa mia. La cosa, ovviamente, era ben chiara a me, ma non agli altri... Io sceglievo gli articoli, li scrivevo, e correggevo anche quelli degli altri, a mio insindacabile giudizio. Per fortuna, gli altri erano troppo intelligenti per rovinare tutto per una roba così. Mi vergogno quasi a dirlo: sapete quale fu la tiratura del n. 0? Mille copie. Davvero... A quella fiera vendemmo qualcosa come venti copie di Nuvole. Ma ci saremmo rifatti. Oh! se ci saremmo rifatti! (o almeno, così pensavamo....).
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