questa è la storia....

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ro-mario
view post Posted on 15/2/2006, 17:02




eggià! sono un fottutissimo egocentrico....
eqquindi, come dovrebbero fare quelli più "seri" ed importanti di me, mi accingo or ora a raccontare la storia, quella con la S minuscola... la mia, quella della fanzine, quella del negozio, quella degli autori più o meno famosi che hanno avuto la sfiga di incontrarmi.
Ovviamente, visto il mio stato mentale e l'importanza delle rivelazioni che andrò a svelare, me ne catafotterò totalmente di un qualsiasi ordine temporale (non riesco DAVVERO a distinguere una fiera di Lucca da un'altra... e ne ho fatte davvero tante). Tenete presente anche la senilità mica tanto precoce che mi assilla da quando avevo quindic'anni, e perdonatemi di tutto.....
Scusatemi, soprattutto, se la prenderò moooolto alla lontana.....

TUTTO INIZIO' COSI'
C'avevo la bellezza di diciott'anni. E, da almeno sette, avevo completamente seppellito la mia passione giovanile per i fumetti. L'ultimo rigurgito fu il patetico tentativo di iniziare la mia prima collezione: Martin Mystere, dal n. 1 (originale, 1982) a qualcosa tipo il n. 30. Poi, più nulla. Finchè un giorno, passando davanti ad un'edicola, gli occhi si posarono su una raccolta di Zagor (ricordo tutto benissimo...), e l'acquistai. Mi piacque, ma io cercavo l'Uomo Ragno e, con mia scandalizzata sorpresa, scoprii che non era più in edicola da un pezzo. Mi consolai con il mio primo Dylan Dog (erano gli anni in cui pensavo di potermi appassionare ai film dell'orrore....): "Il Buio", scritto da Chiaverotti (un segno del destino?).
Per farla breve, ribaltai il luogo comune dell'appassionato fumettaro segaiolo: ho ricominciato a leggere fumetti nel momento quasi preciso in cui ho cominciato anche a scopare.
Per una strana serie di coincidenze (tra le quali una bocciatura con note di biasimo e casini vari, ed una pagella (alla fine del primo quadrimestre dell'anno successivo) che fece davvero impallidire mia madre), dovetti abbandonare la Ragioneria di Lovere, e fui trasportato a velocità warp ad una scuola di Bergamo, l'Istituto Vittorio Alfieri. C'era stata una migrazione di massa di ex-loveresi, quell'anno (erano tutti in classe con me, l'anno prima), ed io arrivai all'inizio del secondo quadrimestre.
Tutte le mattine mi facevo Lovere-Bergamo in pullman. Ed a Bergamo, scoprii subito la splendida edicola della stazione, con più fumetti di quanti avevo potuto immaginarne fino ad allora. In un'edicola nei pressi dell'Alfieri, un giorno, scovai addirittura un numero dei Fantastici Quattro (si era dalle parti del 12, edizioni Star Comics). Poi, quàellà, saltarono fuori altre cose strane: un numero dell'Uomo Ragno, il primo numero di Iron Man (e lessi con terrore la rubrica della posta: "Ciao, ragazzi! Sono Iron-Man.....". Iniziava davvero così, ed iniziai a sentirmi un cretino, per perdermi via a leggere fumetti alla mia età. Per fortuna, la posta di Iron Man venne presto rimpiazzata da domande tipo: "quando pubblicherete la saga di Tony Stark alcolizzato?" e roba varia, che mi interessavano di più e mi facevano sentire meno demente...) della Play Press. Play che usciva con testate davvero improbabili: DP7, The 'Nam, Transformers (con un incredibile cross over con l'uomo ragno, quello col costume nero!).
Per farla breve, in classe c'eravamo io e un altro tizio (un fascistone, con il padre ancora più fascista di lui) che leggevamo fumetti: lui Nick Raider e Balboa. Balboa era un pessimo bonellide pubblicato dalla Play, che parlava di un avvocato bello, ricco e famoso, grandissimo scopatore e che picchiava da far paura. Brutte le cover, brutte le storie, brutti i disegni. E peggiorò, col tempo... incredibile a dirsi, la testata arrivò ben oltre il numero cento, e diede vita anche ad uno spin-off (Sonny Stern, una sua amica giornalista). Ai tempi, tutti pensavamo che Ferri era troppo orgoglioso per chiuderlo, anche se non se lo cagava nessuno....
Vicino alla stazione c'era anche uno strano negozio, che vendeva libri e fumetti usati: la LIBRERIA GIOIA.
Detta libreria era un buco. Nel primo stanzone c'erano solo i libri, nel secondo i fumetti... C'erano soltanto i Bonelli e gli erotici degli anni '70 (titoli sempiterni come "Il tromba", "Corna Vissute", "Jacula".... tra questi, si celavano parodie anche molto carine dei supereroi: mi ricordo soprattutto "Peter Paper", non un supereroe, ma un superdotato............), più qualche Diabolik, Alan Ford e qualche cartonato qua e là. Io, lì, m'innamorai di Micheluzzi, tanto per fare un esempio... e mi ricomprai Martin Mystere, completa, ad un prezzo vertiginoso.
Nel frattempo, scoprii che c'era un altro mio compagno di classe che leggeva fumetti (ma quanti eravamo???): Zagor e Mister No. Lui, però, li comprava da UFO, un'altra libreria dell'usato che aveva anche i fumetti.
Com'è, come non è, in questo modo passai il mio primo anno scolastico a Bergamo.
Nel secondo e ultimo anno (in un anno e mezzo (solari) sono riuscito a fare terza, quarta e quinta ragioneria), accadde una cosa strana: alla Libreria Gioia, trovai due albi dei Fantastici Quattro IN INGLESE!!!
Mi si apriva un mondo: DOVEVO avere quei fumetti così belli...
Fu così che mi arrivò la soffiata, dal mio amico fascistone: in Borgo Santa Caterina ha aperto un negozio di fumetti.
Un negozio di fumetti VERO, che ad entrarci riuscii ad immedesimarmi nei tre pastorelli di Lourdes quando videro la Madonna (non quella di "Into the groove", che all'epoca spopolava). E... sì: per rispondere alla vostra domanda... a quell'epoca, i dinosauri camminavano ancora tra di noi.
Fu in quel negozio di fumetti che inciampai per la prima volta in uno strano amico del gestore: aveva i capelli inspiegabilmente lunghi, si chiamava Massimiliano e, ancora più inspiegabilmente, si faceva chiamare Mike.
Quell'estate, al ritorno da una festa nella casa di montagna (ci muovevamo come una tribù: minimo, si era in cinquanta... due giorni, tutti a casa mia), una macchina decise di fottersene della bella linea bianca con scritto STOP davanti a lei, e mi tagliò la strada, la tibia ed il perone.
Persi tre centimetri di tibia sull'asfalto, un anno e mezzo di divertimenti (10 mesi con il gesso, dalla caviglia alle zone inguinali cry.gif ). Ci guadagnai le stimmate alle mani come quelle di Giesùsullacroce, iniziai l'università a Brescia, per poi spostarmi a Bergamo. Ma, soprattutto, con tutto quel casino, ebbi l'occasione di fare la mia prima FIERA DI LUCCA.
 
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Tesla
view post Posted on 15/2/2006, 17:28




bellissimo topic! hai in mente di fare un libro delle tue memorie? tongue.gif



CITAZIONE (ro-mario @ 15/2/2006, 17:02)
Ed a Bergamo, scoprii subito la splendida edicola della stazione, con più fumetti di quanti avevo potuto immaginarne fino ad allora.

l'edicola della stazione! la benedico anch'io quando vado all'uni! biggrin.gif wink.gif
 
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Leanan-Sidhe
view post Posted on 15/2/2006, 17:30




wow....perchè nn scrivi un libro sulla tua vita?? E' affascinante...(poi però devi postare una foto di massimiliano da gggggiovane che lo voglio proprio vedere...hihihih)
 
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Tesla
view post Posted on 15/2/2006, 17:34




io l'ho vista... rolleyes.gif

era più magro! tongue.gif
 
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ro-mario
view post Posted on 15/2/2006, 17:36




FINE OTTOBRE - INIZIO NOVEMBRE 1990
la mia prima LUCCA

LUCCA non è una città: per un appassionato di fumetti Lucca è la terra promessa, l'Eldorado, la Mecca... un pellegrinaggio annuale a cui non si può mancare.
ma io, queste cose, nel lontano 1990 mica le sapevo...
senza patente, solo, e con due stampelle ed un gesso abnorme, partii in treno una mattina prestissimo.
Pisogne-Brescia: un'ora di treno...
Brescia-Livorno (forse)
Livorno(forse)-Lucca.
E così, verso le tre del pomeriggio, mi ritrovai, solo e stampellato, non in una selva oscura, ma in una bella cittadina toscana, senza nessun tipo di indicazioni per arrivare alla fiera e senza nemmeno sospettare in cosa sarei andato ad imbattermi.
Per arrivare al Palazzetto dello Sport, presi l'autobus (due biglietti: il secondo non lo usai mai).
A quei tempi, la fiera di Lucca era enormemente diversa da com'è oggi. Tanto per iniziare: era TUTTA nel palazzetto dello sport. La gente di Lucca, che andava al cimitero (a pochi passi dal palazzetto: Lucca si fa nel week end dei "morti") ci guardava stranita. Avrei imparato a convivere con quella sensazione....
Gli stand erano enormi: NON c'era la Bonelli (che solo successivamente avrebbe iniziato a fare le fiere del fumetto), NON c'era (ovviamente) la Panini -con la stupida giustificazione che non era ancora nata-, non c'erano gli editori manga (stessa stupida giustificazione della Panini). Gli stand più grandi erano quelli dei negozi. Il più grande di tutti era quello di Alessandro Distribuzioni.
C'è da dire che io, nel frattempo, ero diventato un malato di collezionismo. Cercai in tutti i modi di entrare nello stand di Alessandro Distribuzioni (l'unico, se ricordo bene, ad avere i comics in lingua originale) per rintracciare (o forse fu ad una Lucca successiva?) il numero 2 dell'Animal Man di Grant Morrison (l'ho finalmente trovato solo qualche anno dopo che la serie chiuse in America). Per entrare nello stand di AD bisognava avere una pazienza che non sapevo di possedere: la coda era talmente esagerata che, ad un certo punto, credetti davvero che sarei dovuto tornare il giorno dopo, per avere una chance anche solo di vedere da vicino quella meraviglia.
Ma la cosa che più mi colpì, furono assolutamente LE GRADINATE del palazzetto: una zona franca, in cui potevi trovare autori in pausa pranzo ed appassionati che vendevano abusivamente i loro fumetti. Tra questi appassionati, scorsi per la seconda volta quello che poi sarebbe diventato il mio socio: Mike, che cercava di vendere fumetti americani dai nomi assurdi che mai mi sarei sognato di comprare....
Dopo la fiera, me ne andai a dormire all'OSTELLO.
Se LUCCA è l'Eldorado, l'OSTELLO era un luogo magico dove trovavi TUTTI: fanzinari alle prime armi, giovanissimi autori, semplici appassionati che sembravano saperla molto lunga (una delle mie prime discussioni animate fu con una ragazza, che sosteneva di preferire Martin Mystere a Dylan Dog)... ed il tutto, per quindicimilalire a notte, cena e colazione compresa.
All'Ostello era praticamente impossibile dormire... c'erano sei o otto letti a castello in ogni camera, non c'erano armadi chiusi a chiave... la mattina ti davano le lenzuola e la coperta pulita. Eppoi, i fumettari rientravano ad ogni ora della notte (nonostante l'ostello chiudesse a mezzanotte...). E, nella sala da pranzo e nei corridoi, era tutto un continuo parlare di fumetti con sconosciuti, scoprire passioni in comune con gente che arrivava da ogni parte d'Italia, chiacchierare, chiacchierare, chiacchierare... sentirsi a casa e, soprattutto, andare a letto ad orari davvero proibitivi.
Io, per conto mio, feci subito amicizia con un tipo sardo che faceva già da un pò una bella fanzine (sarda anch'essa): GRENDIZER.
Com'è, come non è, la seconda notte all'ostello non riuscii proprio a chiudere occhio. Ed alle tre, presi il mio zaino (pesante come può esserlo solo lo zaino di uno che si è fatto per la prima volta nella sua vita due giorni ad una fiera del fumetto) in spalla e, cloppete cloppete, presi le mie stampelle e mi feci TUTTA Lucca a piedi, fino alla stazione...
Avevo un treno verso le sette del mattino. Arrivai in anticipo, e mi addormentai sul sedile in attesa della partenza.

p.s.: qui finisce l'introduzione.

Edited by ro-mario - 19/4/2006, 00:50
 
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ro-mario
view post Posted on 15/2/2006, 21:56




la mia vita continuava...
finii la ragioneria, mi appassionai sempre più ai fumetti (un esempio per tutti? il giorno dell'orale all'esame di maturità, andai a scuola, mi resi conto che mi avrebbero chiamato solo dopo un bel pò, ed allora mollai baracca e burattini per andare -coi mezzi pubblici- dall'altra parte della città, in fumetteria.....). Paola, intanto (la mia ragazza, ai tempi) continuava non so come a sopportarmi.
Poi iniziai l'università. A Brescia (a Bergamo c'era il numero chiuso). Il primo giorno di lezione mi dedicai alla vera cosa importante: cercare una fumetteria. Capitai in Via delle Battaglie, da IMAGO. Ai tempi, era davvero un gran bel negozio. La mia ragazza faceva la scuola d'infermiera, e lavorava agli Spedali Civili di Brescia (sì, senza la O), eqquindi, non me la passavo così male, anche se non avevo ancora la patente, e mi toccava andare avanti ed indietro tutti i giorni con il "trenino della valcamonica", un piccolo residuato bellico soprannominato anche "il killer della valcamonica": una decina di morti all'anno. Gran bel servizio pubblico: non c'è che dire. Ovviamente, il tutto lo dovevo fare stampellato.
In mezzo ci si mise pure la visita militare: la prima volta mi misero "rivedibile" per una mai specificata "tendenza al suicidio", mai riscontrata da nessun altro mi abbia mai conosciuto. Ho sempre pensato che gli psichiatri siano, in gran parte, degli esaltati con pochissima competenza. Dopo quella volta, posso dire d'averne le prove.
L'anno dopo mi presentai con il mio bel gesso. Che mi creò un sacco di problemi, ma almeno mi evitò il militare.
Dopo qualche mese, a seguito di conoscenze altolocate e non meglio specificate di mio padre, finii per essere accettato all'Università di Bergamo.
Dopo soli due anni, però, l'esperienza finì: trovo tuttora strano che mio padre non mi abbia lasciato continuare. Avevo la media del 26 e non ero mai stato bocciato.
Anche se è pur vero che, in due anni, avevo fatto due esami.
Come potete intuire, lo studio non era l'obiettivo primario delle mie visite a Bergamo (ci andavo quasi tutti i giorni, in macchina con tre miei amici ed una ragazza che mi piaceva assai...): passavo metà del tempo in fumetteria e l'altra metà nel laboratorio linguistico, a guardare film in inglese. Riuscii a vedere per tre giorni di fila "Kramer contro Kramer" (film che non ho mai visto in italiano): la prima volta mi piacque, ne parlai in macchina e Claudia (la ragazza cui accennavo sopra) mi disse che l'avrebbe visto volentieri anche lei. Detto, fatto: il giorno dopo la convinsi a venire al laboratorio linguistico. Lo vide, le piacque (ma non me la dette. E per questo la odio tuttora) e ne parlò entusiasta agli altri amici, che vollero a tutti i costi andare a vederlo il giorno dopo. Ed io con loro.
Ma sto andando fuori tema.
Torniamo ai fumetti: "I Fantastici Quattro" della Star erano una testata assolutamente libidinosa. C'erano i F4 di Byrne, il Devil di Miller (e la Star pubblicò una mia lettera nel numero in cui iniziava "Born Again") e l'Hulk di Peter David/McFarlane.
Iniziai ad appassionarmi alle fanzine: la prima fu Glamazonia. Poi "MANGAZINE", che durò cinque numeri e parlava di cartoni e fumetti giapponesi. Una roba mai vista. La scrivevano quattro ragazzi di Bologna che la chiusero per passare in massa alla GRANATA PRESS (e che in seguito si sarebbero chiamati KAPPA BOYS), che aveva deciso, per prima, di importare i manga in Italia. Ed era partita con due testate antologiche: ZERO (con Ken il Guerriero) e MANGAZINE (con Lamù). Ricordo perfettamente la lettera di un tizio che, su un numero della fanzine, asseriva di aver registrato su vhs la maggior parte dei cartoni animati trasmessi negli anni '70. Non v'immaginate l'invidia. A quei tempi vedevo il mio primo videoregistratore, e lui ce l'aveva da almeno dieci anni, E L'AVEVA USATO BENE, lo stronzo!
Ma il vero colpo di fulmine fu MADE IN USA, una splendida fanzine che, dopo un primo numero così così, decollò con articoli spiritosi e molto competenti. Roba da far impallidire Fumo di China, quello di allora e quello di adesso. E poi, su MADE IN USA, iniziarono a pubblicare i racconti a fumetti di un loro lettore, tale LEONARDO ORTOLANI, geologo mancato. E facevano morire dal ridere.
Compravo tutto: Bonelli, Manga, Supereroi in inglese ed italiano (e, per quattro anni, anche in francese), Lanciostory, Skorpio, volumi cartonati, riviste (c'erano Comic Art, L'Eternauta, Il Grifo, una splendida meteora di nome Torpedo, Nova Express ed altri nomi che ora mi sfuggono).
Rob Liefeld lasciò la Marvel e, dopo aver creato un fumetto dal nome Youngblood, convinse gli altri disegnatori più in vista del momento a seguirlo: fu così che Jim Lee, Todd McFarlane, Marc Silvestri, Eric Larsen e Jim Valentino, insieme a Liefeld, fondarono la Image. Un successo clamoroso.
Lucca, intanto, continuava ad essere un appuntamento immancabile: avevo fatto conoscenza con due strani tizi, Michele e Luca, ed insieme a loro, ogni sei mesi, prendevo la macchina e partivo per la Toscana. Il tragitto era sempre lo stesso: Bergamo, Milano, Genova, Livorno, Lucca. Solo dopo qualche anno scoprii che, in quel modo, allungavo la strada di un centinaio (abbondante) di chilometri. Senza tener conto che facevo la Milano-Genova, l'incubo ideale per ogni automobilista.
Ero diventato uno specialista nel tampinare i disegnatori famosi sulle gradinate del palazzetto, o fuori dallo stesso: per farsi fare un disegno da John Bolton, per esempio, ci si doveva sorbire una fila di almeno un'ora. Io, invece, Bolton lo incrociai fuori dal palazzetto, mentre se ne andava a casa. Non avevo nè fogli, nè matita... nulla. Lui fu gentilissimo e riuscì a farsi prestare un foglio da qualcuno che passava di lì.
Go Nagai lo "beccai" sulle gradinate, che beveva un the freddo. Scovai un'infinità di disegnatori italiani, su quelle fantastiche gradinate. Ma mi sfuggì il mio vero mito personale: John Romita Senior. La vita alle volte, è ingiusta.
Intanto, avevo iniziato (con molta malavoglia) a lavorare. Con Luca e Michele provai a parlare con Giò, il tizio della "mia" fumetteria, per cercare di capire se fosse disposto a venderla, ed a quanto. Andammo una sera a cena, e fuggimmo con la coda tra le gambe. Anni dopo scoprii che anche Mike (con un altro Luca, quello giusto: di lui parlerò tra un attimo) aveva avuto la stessa idea, ed era giunto alla stessa conclusione.
Eppensare che ero andato alla Lucca del '94 convintissimo di comprarla, stà benedetta fumetteria... gli avevo già dato un nome: NUVOLE. In effetti, il nome l'aveva scelto Luca: "sono i baloon dei fumetti, poi stanno in cielo e danno un senso di libertà". Io completai la frase, tra me e me, dicendo "e c'è anche un album di De André che si chiama così". Fu per quello che decisi.
Ma la Lucca di quel marzo fu un qualcosa di veramente indimenticabile per una serie incredibile di motivi, che vi racconterò la prossima volta.
Tornando a Mike, avevamo continuato a vederci, seppur sporadicamente. Lui mi aveva presentato Luca Morando, un tizio appassionato di supereroi come me (ma più "ferrato" in fantasy e fantascienza). Decidemmo di metterci in società per acquistare le versioni piratate (le uniche disponibili, trallaltro) dei cartoni animati che tanto ci erano piaciuti da bambini. La prima volta fu memorabile: io e Luca andammo a trovare un tizio a Milano, l'appuntamento era fuori dalla "Borsa del Fumetto", con la Jeep che usavo per lavoro e che faceva a fatica i novanta all'ora. Comprammo tutte le serie di Gundam, Lamù e Capitan Harlock.
Il destino si divertiva a giocare con noi, ma non riuscivamo a vedere come i fili si sarebbero intrecciati.......

Edited by ro-mario - 15/2/2006, 21:59
 
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ro-mario
view post Posted on 15/2/2006, 22:41




LUCCA 1994: L'APOCALISSE!

Cosa successe, il 18 marzo 1994 a Lucca?
non l'ho mai saputo con certezza... so solo che era una delle LUCCHE più attese di tutti i tempi: la MARVEL aveva rotto tutti i contratti con la Star Comics, la Play Press e la Comic Art (che all'epoca pubblicavano i suoi fumetti in maniera molto spezzettata), aveva "rubato" la redazione americana alla Star Comics ed aveva dato a Marco Marcello Lupoi (che era il responsabile della Star) la direzione di MARVEL ITALIA: una succursale italiana della Casa Delle Idee. Si sentiva nell'aria che qualcosa stava cambiando, e si voleva capire quanto...
Io avevo smesso di comprare i fumetti in fumetteria: avevo trovato un nuovo distributore (la Cosmic Comics, che ai tempi era in parte proprietà di Ade Capone), che mi faceva pagare il dollaro 1300 lire, invece che 1800.
Intanto, erano iniziate le polemiche tra amanti dei manga ed amanti dei supereroi: Lupoi era stato uno dei primi a soffiare sul fuoco in un indimenticabile articolo su "All American Comics" in cui, in pratica, bollava i manga come fumetti di serie B.
Si iniziavano a vedere i primi fumetti autoprodotti.
L'ente responsabile della Fiera aveva cacciato con ignominia (a quanto mi dissero: non ho mai approfondito) Rinaldo Traini, storico organizzatore e padrone della Comic Art, che (sempre a quanto mi dissero) cercò di "vendicarsi" con una denuncia davvero sottile (e stronza). L'inverno sarebbe finito il 21 marzo (come tutti gli anni), ed il Palazzetto (o una tensostruttura, non ricordo... ai tempi forse le tensostrutture non c'erano ancora) non era omologato per la neve. Tutto questo, nonostante ci fosse un sole che emanava un caldo bestiale.
L'ingresso alla fiera venne chiuso. Nessuno poteva entrare, nessuno poteva uscire (cioè: poteva uscire, ma non poteva più rientrare). Ricordo Lupoi che, per calmare la folla inferocita davanti alla biglietteria, faceva vedere a tutti la copertina di Castellini de L'Uomo Ragno n. 0, la prima pubblicazione della Marvel Italia.
La gente, però, s'incazzò di brutto, e ad un certo punto iniziò a riversarsi in mezzo alla strada, bloccando il traffico. Ma il tutto durò poco, perché, comunque, ci spiaceva per quei poveri automobilisti che si trovavano bloccati senza alcuna colpa.....
Io, dopo un pò, decisi di mandare a fare in culo un pò tutti: scavalcai la recinzione e mi trovai tra coloro che potevano godersi una fiera di Lucca piena di ospiti speciali e con pochissimi visitatori. Per dirne una: l'ospite speciale di quell'edizione era Monkey Punch, che non riuscì ad entrare....
Fu un'esperienza fantastica: gira che ti rigira, ci si trovava sempre di fronte alle stesse persone. Val Semeiks (che adoravo su "Demon" e che aveva appena iniziato a disegnare la serie regolare di "Lobo") mi fece ben quattro disegni (in uno Lobo cerca di strangolare il Vostro affezionatissimo Ro), ed alla fine ci salutammo come grandi amici...
Parlai con Civitelli, Brindisi, un sacco d'altra gente... ma feci amicizia, in particolare, con un disegnatore bravissimo di cui mi ricordavo qualche tavola su Comic Art, Maurizio di Vincenzo, e con due tizi che, dopo aver risollevato Tiramolla, erano riusciti a convincere una stranissima casa editrice, la Cierre Edizioni di Roma, a puntare su un loro personaggio davvero bizzarro. Disegnato in mezzatinta, in un formato Bonelliano, ma di 32 pagine, si chiamava Arthur King ed era la prima vera serie di fantascienza comica italiana. I due loschi figuri si chiamavano Lorenzo Bartoli e Andrea Domestici. Comprai il n. 0 (1500 lire!), parlammo parecchio e rimanemmo d'accordo di organizzare un incontro presso la fumetteria di Bergamo.
Io giravo per la fiera a farmi fare disegni da tutti gli autori che riuscivo ad incontrare, dedicati a NUVOLE che, in quel momento, doveva ancora essere il MIO negozio di fumetti. Alle volte, i sogni muoiono all'alba. Altre, si trasformano sotto i tuoi occhi, in un attimo, senza quasi che tu riesca ad accorgertene.
Fu a quella Lucca che venni attratto da una stranissima fanzine, in uno stand pazzesco, dove si facevano delle votazioni per il personaggio che avremmo voluto veder morto. La fanzine si chiamava "Buona la prima" e c'era questo personaggio, Il Massacratore, che colpiva subito l'occhio ed il cuore. Il meccanismo era semplice: noi si votava chi si voleva (i primi nomi? Craxi, Antonello Venditti, il Papa.......), il Massacratore (tempo la prossima fiera) l'avrebbe massacrato. Tre/quattro pagine: introduzione, veloce spiegazione del perché il Massacratore fosse lì, massacro. Una vera goduria!
Inutile dirlo: m'innamorai a prima vista del Massacratore.
Ma, quella sera, mi aspettava davvero una grande sorpresa.
Ero, inutile dirlo, all'Ostello, e Cristian Scalas (il ragazzo della fanzine sarda) inizia a parlare dei nuovi progetti italiani della Star Comics. E' particolarmente entusiasta di un personaggio nuovo: Sprayliz, di Luca Enoch. Io, di questo Enoch, avevo letto soltanto un corto su L'intrepido, che parlava di un coniglio che faceva l'attore porno.
Cristian è così insistente che mi presta il pocket con la ristampa delle prime avventure di Sprayliz: è amore a prima vista.
Mi ficco nel letto pensando: io DEVO conoscere Luca Enoch.
Ma come? quando?
A quei tempi, la Star stava preparando anche la serie HAMMER, pensata dal gruppo bresciano che aveva dato vita a FULL MOON PROJECT. Mi guardo un pò in giro e vedo che, di lì a poco, ci sarà una fiera a Cremona, con ospiti Olivares e gli altri ragazzi di Hammer, Sergio Bonelli (che presenta la nuova serie "LEGS") e LUCA ENOCH.
Da casa mia a Cremona c'è un'oretta di strada. Io DEVO andare a quella mostra.
Ma, una volta lì... cosa ci dico, a Enoch?
come faccio a presentarmi?
E lì, nasce l'idea: vado ad intervistarlo!
Per chi?
Nessuno mi affiderebbe un articolo.
La soluzione è semplice: se non c'è il giornale adatto, lo faccio io.
Intanto, l'idea di acquistare la fumetteria è andata definitivamente in fumo.
Così decido: io farò una fanzine!
Il nome c'è già. Manca solo tutto il resto.
Ne parlo con Luca e Michele, che mi garantiscono un aiuto che non vedrò mai. Ne parlo con Luca e Mike, che mi sorprendono dicendo: "anche noi stavamo pensando di farne una!".
Tutto è risolto: io andrò a Cremona, intervisterò Enoch, Bonelli, Olivares etc., mi farò fare la copertina da Enoch, e tutto il resto verrà da se.
Eppoi... insomma: siamo a marzo, checcivorrà, ad uscire per maggio con una rivista di 50 pagine?
Se ci state pensando su, ricordatevi che ero giovane e coglione. Adesso, non ho più nemmeno la scusa della giovinezza....
 
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Tesla
view post Posted on 15/2/2006, 23:08




CITAZIONE
con due tizi che, dopo aver risollevato Tiramolla, erano riusciti a convincere una stranissima casa editrice, la Cierre Edizioni di Roma, a puntare su un loro personaggio davvero bizzarro. Disegnato in mezzatinta, in un formato Bonelliano, ma di 32 pagine, si chiamava Arthur King ed era la prima vera serie di fantascienza comica italiana.

Bartoli! smile.gif

CITAZIONE
La fanzine si chiamava "Buona la prima" e c'era questo personaggio, Il Massacratore, che colpiva subito l'occhio ed il cuore

Stefano Piccoli! smile.gif

caxxo, mario, non sai che invidia mi fai venire!

CITAZIONE
Nessuno mi affiderebbe un articolo.
La soluzione è semplice: se non c'è il giornale adatto, lo faccio io

geniale! wink.gif

dai, racconta le tue impressioni sulla factory, recchioni, cajelli ecc...
 
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ro-mario
view post Posted on 15/2/2006, 23:27




beh... adesso vado a letto....
alla prossima. Anche se... purtroppo, non ho poi molto da raccontare, sulla Factory. Per motivi ignoti (soprattutto a me stesso, devo ammettere) la snobbai quasi completamente.
 
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ro-mario
view post Posted on 16/2/2006, 01:11




NUVOLE, la fanzine, nasce ufficialmente il 2 maggio 1994, alla Fiera di Cremona...
E' facile da ricordare perché, il giorno prima, era morto Ayrton Senna.
Stavo parlando di NUVOLE con due gruppi di persone: i miei amici con i quali andavo a Lucca (Luca e Michele, che erano entusiasti a parole, un pò meno coi fatti) e quelli con cui compravo le videocassette dei cartoni animati (Mike e Luca). Dovevo decidere chi coinvolgere e chi no. Luca Morando, per esempio, mi sconsigliò di basarmi su due gruppi distinti. Stimavo parecchio Luca già allora, e gli diedi retta.
Ma, quel due maggio, prima di partire per Cremona, avevo già deciso che la fanzine ci sarebbe stata, ma non avevo ancora deciso con chi l'avrei fatta.
Ascoltai la conferenza di Sergio Bonelli, registrandola tutta. E poi la conferenza dei ragazzi di Hammer (in particolare Riccardo Borsoni). Alla fine, andai a presentarmi a Luca Enoch.
Luca si dimostrò subito disponibilissimo: lo intervistai (e non fu certo la migliore delle mie interviste), e poi gli chiesi uno schizzo da usare per la copertina.
Lui ci pensò un attimo, e poi disse: "no, dai... se è per la copertina, preferisco farti un disegno a china: se mi dai l'indirizzo, te lo spedisco a casa".
Così, tutto entusiasta, tornai a casa.
Luca e Mike mi presentarono Giorgio, uno che giocava di ruolo con loro e che non avevo mai visto (anche perché, come tutti quelli che non hanno mai avuto tendenze suicide, era impegnato a fare il militare). Eccosì, lo staff di Nuvole era al completo.
Ero a mezze parole anche con un altro tizio che avevo conosciuto in fumetteria: Isacco Sacco. Uno che comprava tutto il ciarpame della Marvel in inglese, e più era brutto, più gli piaceva (a una Lucca mi stupì con la frase: "ma come si fa a non comprare un fumetto che si chiama "Strykeforce: Morituri"?"). Ma, alla fine, per problemi di tempo, di spazio e di già eccessivi sbattimenti da parte mia, non lo contattai più. E lui ci rimase piuttosto male...
Trallaltro, Isacco aveva organizzato un incontro presso la biblioteca del suo comune con Angelo Stano. Stava per uscire il numero 100 di Dylan Dog, e l'attesa era spasmodica: Stano passò il pomeriggio alla fumetteria (volle 300.000 lire: la metà pagata dalla biblioteca, il resto dalla fumetteria), ma io lo intervistai alla biblioteca, la sera. E gli scroccai pure un disegno.
Volevamo, già da allora, dividere la fanzine in due grossi temi: quello della copertina e quello della quarta. La cover era (ma mi ero dimenticato di chiedere l'indirizzo di Enoch... il tempo passava senza notizie della cover promessa e noi iniziavamo a cagarci sotto......) Sprayliz, quindi il blocco iniziale era dedicato alla Star Comics: intervista ad Ade Capone, che era partito benissimo con il suo Lazarus Ledd e, da grande appassionato di comics, stava supervisionando anche il settore americano, orfano dei fumetti Marvel. Intervista a Paolo Livorati, un ragazzo squisito che aveva la passione dei supereroi ma, soprattutto, dei fumetti Disney, che si era ritrovato da un giorno all'altro a passare dal ruolo di traduttore di comics a quello di responsabile del settore "americano" della Star. Cavandosela anche bene. L'intervista ad Enoch e quella ai ragazzi di Hammer.
In mezzo, un gran bel dossier su "Fumetto & Fantasy" di Luca, che scriveva dannatamente bene...
Eppoi, la Bonelli... con la conferenza di Sergio Bonelli, Antonio Serra e Teresa Marzia a Cremona e l'intervista a Stano. Per finire, le recensioni.
In quarta di copertina, decidemmo di mettere un Groucho bellissimo disegnato da Bruno Brindisi.
Nel frattempo, io avevo avuto la malsana idea di ricominciare a giocare a pallone. La sera della prima partita di un torneo notturno... erano venuti anche i miei genitori a vedermi giocare... beh, per farla breve: batto il calcio d'inizio, scatto in avanti, gli avversari intercettano il passaggio, mi giro e CRACK!
Un dolore della madonna...
La notte la passo nel letto, ma il giorno dopo devo andare in ospedale. Mi tengono lì per un paio di giorni... chè, tanto, finchè non si sgonfia il ginocchio non si possono fare le analisi.
Mi guardano, mi parlano di schegge d'osso nei legamenti e... beh, mi spaventano. Fuggo dall'ospedale e vado in una clinica privata. Nel frattempo: Nuvole n. 0 è finito. O così sembra. Tant'è che viene scritto anche l'editoriale. Era arrivata anche la (splendida) copertina.
La diagnosi (per la gamba) è mica tanto incoraggiante: legamenti crociati kaputt!
Vabbè: decido di vedermi ancora una sera con Luca, prima di andare in stampa. Non so bene come, convinco mia sorella ad accompagnarmi da lui (una settantina di chilometri in macchina, ed io avevo il gesso fin sopra il ginocchio che m'impediva qualsiasi tipo di movimento: toccava a lei guidare).
Controlliamo questo, controlliamo quello... quando, verso mezzanotte, non mi ricordo più chi se ne viene fuori con la frase: "ma il tipografo ha detto che bisogna conteggiare le pagine 4 alla volta, vero?"
"Sì, perché?"
"Perché siamo dei cretini, ecco perché! abbiamo sbagliato a contare!"
La dura realtà ci colpisce: o togliamo due pagine, o ne scriviamo altre due.
Cosa si può fare?
"Beh, Luca... diamo un'occhiata in camera tua e guardiamo se ci sono dei fumetti che potremmo recensire: li leggiamo e buttiamo giù subito la recensione....".
Detto, fatto... ricordo che, verso le tre di notte, mia sorella crollava di sonno. Tant'è che, alla fine, la macchina al ritorno l'ho guidata io ("però non dirlo a nessuno, mi raccomando!"): scoprii che, se posizionavo il sedile più indietro possibile, riuscivo a farci stare la gamba (che non potevo assolutamente piegare) e, muovendo bene la caviglia, ero perfino in grado di accellerare e frenare. Giuro che, però, ripensandoci... non lo farei più.
Dunque, i particolari "tecnici" sull'impaginazione ed il resto sarebbe più bello se li raccontasse Mike. Posso solo dire che, qualche giorno dopo che la fanzine doveva essere pronta, telefono incazzato a Max (chiamiamolo così, d'ora in poi... adesso mi viene più naturale), e lui mi dice che è tre giorni che è dal litografo a reimpaginare tutto: si era presentato lì con qualcosa come 40 floppy disc, fatti su PC.
Il litografo lo guarda e gli fa: "e cosa sono, questi?"
"questa è la nostra rivista"
"te sei tutto scemo: facciamo così... ti presto un monitor e te la scarichi lì. Ah! noi usiamo il Mac, quindi, probabilmente, dovrai reimpaginarla da capo........"
Come finisce la storia?
Dovevamo uscire per una fiera (una oscura fiera in periferia di Milano, di cui nessuno di noi aveva mai sentito parlare... ma avevamo deciso che lì, saremmo usciti con la fanza!). Gli articoli erano in ritardo (io, per esempio, mentre Max reimpaginava il tutto, lessi e m'innamorai di una miniserie di tre numeri in inglese: "Strangers in Paradise", e chiesi a Max se riusciva, a questo punto, ad aggiungere anche quella recensione lì), l'impaginazione era in ritardo, la stampa era in ritardo.
Finì che, il giorno della fiera, passai davanti alla casa del tipografo, che la sera era riuscito a stampare qualche copia della fanzine e le aveva lasciate fuori dalla porta: erano le sei del mattino, presi i due pacchi freschi di stampa e partii per l'avventura.
C'è da dire che, per sopportare l'onere della fanzine, avevo deciso di comprare una quantità industriale di fumetti dalla Cosmic, che mi faceva ottimi sconti, e di fare uno stand con la fanzine E i fumetti.
E così, un giorno dalle parti del giugno '94, NUVOLE affrontò per la prima volta il giudizio del pubblico.
La fanzine apriva così:
"La TACCOLINI ENTERPRISES e la SFI-GANG orgogliosamente (?) presentano"
Essì, perché una cosa mi era ben chiara sin dall'inizio: i soldi li mettevo io, e la fanzine era cosa mia.
La cosa, ovviamente, era ben chiara a me, ma non agli altri...
Io sceglievo gli articoli, li scrivevo, e correggevo anche quelli degli altri, a mio insindacabile giudizio.
Per fortuna, gli altri erano troppo intelligenti per rovinare tutto per una roba così.
Mi vergogno quasi a dirlo: sapete quale fu la tiratura del n. 0?
Mille copie.
Davvero...
A quella fiera vendemmo qualcosa come venti copie di Nuvole.
Ma ci saremmo rifatti. Oh! se ci saremmo rifatti! (o almeno, così pensavamo....).
 
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nicjedi
view post Posted on 16/2/2006, 01:13




CITAZIONE (ro-mario @ 15/2/2006, 17:36)
Tra questi appassionati, scorsi per la seconda volta quello che poi sarebbe diventato il mio socio: Mike, che cercava di vendere fumetti americani dai nomi assurdi che mai mi sarei sognato di comprare....

Max quindi non è che sia cambiato più di tanto... laugh.gif
 
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ro-mario
view post Posted on 16/2/2006, 01:16




CITAZIONE (nicjedi @ 16/2/2006, 01:13)
CITAZIONE (ro-mario @ 15/2/2006, 17:36)
Tra questi appassionati, scorsi per la seconda volta quello che poi sarebbe diventato il mio socio: Mike, che cercava di vendere fumetti americani dai nomi assurdi che mai mi sarei sognato di comprare....

Max quindi non è che sia cambiato più di tanto... laugh.gif

a parte i capelli.......
 
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ro-mario
view post Posted on 16/2/2006, 10:14




NUVOLE n. 0
a riguardarla oggi, a distanza di undici anni e mezzo, è ancora un bel prodotto.
Graficamente, forse, il numero che ci riuscì meglio (poi la voglia di sperimentare s'impadronì di Max e Giorgio, i due impaginatori, che riuscirono a fare grandi cose, ma anche enormi cagate. La summa di tutte le cagate fu il numero 1). Quasi perfetto, nella sua semplicità.
Io, invece, avevo fatto dei casini....
Un giorno vado a Brescia, a portare qualche copia di Nuvole allo Studio Hammer (a due passi dalla fumetteria): ci lavoravano "fissi" Giancarlo Olivares, Stefano Vietti e Luigi Simeoni. Ogni tanto passavano di lì Borsoni e Andrea Mutti. Majo, invece, non si vedeva quasi mai.
Parliamo del più e del meno quando loro vengono fuori con "c'è una fanzine che ci ha fatto fare una pessima figura: ha invertito certe dichiarazioni e, ad un certo punto, sembra perfino che non sappiamo parlare in italiano".
Io ripenso velocemente a quello che ho scritto e concludo: "beh, non posso essere stato io: ho letto e riletto l'intervista, prima di mandarla in stampa".
Invece, ero stato proprio io.... c'era il primo peccato veniale di aver attribuito a Simeoni un paragone tra alcuni episodi di Hammer ed il cartone animato di Occhi di Gatto ("questo non posso averlo detto io, sarà stato Olivares: non so nemmeno cosa sia, Occhi di Gatto"), e poi... c'era un periodo che non aveva nessun senso in italiano. E Borsoni mi rinfacciò anche di avergli messo in bocca la frase "... un pò come Ken Parker, di cui sono un grande divulgatore". Non gli piaceva per niente l'aggettivo "divulgatore"...
Gran figura di merda, pensai...
nonostante tutto, quel giorno divenni amico di Olivares, Vietti e Simeoni. (Borsoni non l'ho più rivisto).
Ogni volta che passavo da Brescia mi fermavo al loro studio, ci facevamo due chiacchiere su fumetti e altre facezie, mi facevano vedere le loro tavole ed il nuovo metodo per retinare a computer (Enoch era stato un precursore). Quella prima volta, in particolare, io e Olivares ci fermammo a discutere di Sin City di Miller, di cui era uscito da pochissimo il primo numero... aveva fatto una vignetta in cui la protagonista femminile di Hammer (sul n. 0) saltava attraverso una finestra, e l'effetto dei vetri che cadevano era un omaggio a Frank Miller.
Nel frattempo, con la fumetteria di Bergamo, avevo organizzato il "mio" primo incontro con gli autori: da Roma, sarebbero venuti Andrea Domestici e Lorenzo Bartoli a presentare Arthur King.
Su quell'incontro, ci si potrebbe scrivere un libro....
Era stato organizzato per "incastrarsi" con un altra presentazione, presso una fumetteria di Milano. Ed era stato organizzato in un periodo estivo (credo luglio).
Qualche giorno prima, Bartoli mi telefona e mi dice: "Guarda, la fumetteria di Milano dice che all'incontro non verrà nessuno, e l'ha annullato. Com'è la situazione, a Bergamo?".
Beh, alzo la cornetta e sento Giò, che mi garantisce che c'è un sacco di gente che continua a chiedere informazioni, e che all'incontro verranno un sacco di persone.
Sollevato, richiamo Bartoli, che mi conferma la data e l'orario.
Spese per il negozio? Nessuna: Bartoli&Domestici sarebbero venuti in treno, da Roma, ed il biglietto gliel'avrebbe pagato la casa editrice.
Alle due circa, i due mi telefonano: "Siamo arrivati!".
Vado in stazione a prenderli e li porto da Yellow Kid.
Giò li saluta con un cenno della testa e li lascia in negozio, a guardarsi in giro, senza più guardarli. Anzi, prima gli chiede se hanno portato i fumetti...
Dunque: ARTHUR KING n. 0 costava 1.000 lire.
E stava per andare in esaurimento.
Giò ne aveva chieste 10 (dieci) copie. Con il 50% di sconto. Totale della spesa: 5000 lire.
Non ci veniva fuori nemmeno un panino al bar, figuriamoci i soldi del biglietto del treno e la trasferta....
Tant'è che io, nel vedere la scena, pensai ad uno scherzo.
Vabbè: ad un certo punto i due si sono girati e rigirati il negozio e non sanno più cosa fare (l'incontro era fissato forse per le sei di sera). Li invito al bar, e ci restiamo per parecchio.
L'incontro è un fallimento totale: una decina scarsa di persone (beh: almeno ci sarebbe stata una copia del n. 0 per tutti, no?).
Alla fine, andiamo a mangiare una pizza.
Il numero zero di Nuvole è uscito da pochissimo, ed io voglio un giudizio.
Per farla breve, a cena viene anche Giò. Che, dopo un'oretta, si alza e se ne va, pagando il suo conto...
Bartoli e Domestici li avevo sistemati nella mia casa in montagna: da Bergamo, quasi un'ora di strada... nel tragitto, parliamo di Arthur King e, soprattutto, loro parlano male di Giò. "A Bergamo ci torneremo ancora, ma di sicuro non in quella fumetteria".
Io sono un pò in imbarazzo: un pò perché Yellow Kid non solo è uno degli sponsor della fanzine, oltre che uno dei pochi punti-vendita, un pò perché il suo comportamento è stato comunque inqualificabile.
Quando mi raccontano delle dieci copie, poi, non ci vedo più... e decido di comprarne 100 io, più 50 del numero 1 (ad un prezzo più alto: 1500 lire).
Nel fumetto ci credo, ma sicuramente avevo aumentato la quantità per "riparare" in qualche modo alla beffa dell'incontro.
La più grande botta di culo nella mia breve esperienza di standista solitario alle fiere.
Ne vendevo decine di copie, tanto che ho iniziato quasi da subito a venderne alcune copie a 3000 lire, poi a 5000... sono arrivato a venderle anche a 15000.
Una cosa l'ho capita, in tutti questi anni: le persone valide, prima o poi, vengono fuori.
Bartoli mi diede i numeri di altri due disegnatori di Arthur King: Giuliano Piccininno e Guglielmo Signora, che si dimostrarono disponibilissimi. Il primo l'ho perso di vista (ma fu importantissimo per Nuvole), il secondo (che aveva anche scritto un esauritissimo libro sul collezionismo di robot giapponesi per la Granata press) è ancora oggi una delle persone che vedo più volentieri.
Il tempo passava, e la nostra prima Lucca da fanzinari si avvicinava a grandi passi......
 
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ro-mario
view post Posted on 16/2/2006, 17:36




ANCORA LUCCA, 1994

Mi ero sentito con Christian Scalas, il ragazzo di Grendizer: loro si sarebbero presentati a Lucca con uno stand intero per promuovere non una testata, ma un intero universo supereroistico. Il GRENDIVERSE.
Quattro/cinque numeri 1 scritti, disegnati e stampati da loro stessi medesimi.
C'era in ballo perfino una collaborazione con Michele Medda, lanciatissimo dal successo ancora piuttosto recente di Nathan Never, che avrebbe creato e scritto una delle serie (ma non subito... più in là).
Christian era riuscito a convincere gli altri ad affittarmi una piccola porzione del loro stand (per 150.000 lire). Purtroppo, però, non c'era lo spazio per una persona, eqquindi dovevamo fidarci di loro.
Un amico è un amico, penso io, (per fortuna, col passare del tempo certe idealizzazioni sono riuscito a mandarle a fare in culo. O, meglio, ho imparato a distinguere gli amici veri dagli altri) ed accetto.
A Lucca caliamo in cinque: io, Max e Luca, più l'altro Luca e Michele (i miei soliti compagni nelle gite lucchesi: Max a Lucca non l'ho più visto, dopo quella volta lì, finché non abbiamo comprato il negozio).
I sardi di Grendizer, invece, sono una decina abbondante...
I loro numeri 1 sono pietosi (e sto parlando ancora da amico....). Quegli albi erano la perfetta spiegazione di come si potesse, da un'idea abbastanza buona e dei disegni nient'affatto male, arrivare a qualcosa di terrificante.
Step 1: prendi una tavola disegnata bene, e inchiostrala da schifo
Step 2: affida il lettering e la colorazione a qualcuno che voglia strafare e senza nessun tipo di esperienza
Step 3: consegna il tutto all'ultimissimo minuto ad una tipografia che non ha mai fatto fumetti in vita sua, e nemmeno della qualità il suo punto di forza.
Risultato? ne hanno vendute talmente poche copie che erano imbarazzati a dirmelo...
Peccato, perché c'era qualcosa di buono.
A metà fiera, il mio amico Christian mi prende da parte e mi dice che deve chiudere i conti per lo stand... "puoi darmele subito, le 150000 lire?".
Inizio a sentire puzza di fregatura, ma pago e faccio silenzio....
Intanto, la fanzine vende abbastanza bene (a fine fiera saranno 100 copie, allo stand, più quelle che avevo venduto io sul prato (le gradinate erano state chiuse da un anno o due) e tra gli standisti). Non mi ricordo se era già uscito anche il numero 1, ma credo di sì.
Quello si merita almeno un capitolo a parte.
Oltre a vendere benino, Nuvole iniziava ad essere apprezzata dagli autori e dagli addetti ai lavori. Tranne che da Bottero, che prese da parte me e Luca per chiedere spiegazioni sulla frase "traduzioni in perfetto stile Play" che avevamo utilizzato nella recensione del numero uno di LOBO. Tra sorrisini imbarazzati, riuscimmo a dirgli che "traduzioni in perfetto stile Play" voleva dire "traduzioni che non ci piacciono per niente". Bottero, ovviamente, non era d'accordo, ci spiegò le sue ragioni ma non fece nessuna politica di "oscuramento" della nostra fanzine. Anzi, negli anni a venire, ci sentimmo spesso. E nacque un rapporto, se non di amicizia, di reciproca stima (che è già un bel traguardo...).
Cos'era successo, nel frattempo, nel mercato fumettistico in Italia?
La Granata aveva chiuso, ed i Kappa Boys erano passati alla Star Comics, portandosi dietro buona parte delle loro testate manga.
La Marvel Italia era nata da poco, e la Play e la Star avevano cercato di mantenere un pubblico di nicchia nel fumetto americano. La Play con i personaggi della DC e della Valiant, la Star con quelli della Dark Horse e della Malibu. Una strana casa editrice romana era sbucata dal nulla e, dopo aver centrato il bersaglio grosso con la miniserie del Corvo (un successo strepitoso), aveva "rubato" alcune testate Malibu alla Star. Dopo qualche tempo, decise di lasciar perdere i supereroi tradizionali e, dopo aver cambiato il nome da General Press a Magic Press, si gettò sui personaggi Vertigo.
La Bonelli, forte dei mega successi di Dylan Dog e Nathan Never, stava preparandosi ad invadere il mercato con una serie infinita di testate: Legs, Zona X, Brendon, Napoleone, Magico Vento.....
Alcuni disegnatori (Castellini, Pino Rinaldi, Dante Bastianoni in primis) avevano abbandonato la Bonelli per tentare l'avventura americana.
Arthur King era passato dallo stato di testata "curiosa" a vera e propria realtà editoriale: gli autori facevano a gara per andare a disegnarci, e Bartoli e Domestici sfornavano idee a getto continuo: il romanzo di Arthur King, gli speciali "Universo AK", lo speciale "Grandi Autori", con gli omaggi di quelli "famosi"....
La Star, che voleva rilanciare il suo settore italiano con Hammer, Sprayliz, Shanna Shock e Ossian si stava preparando a prendere delle sonore legnate sui denti....
I supereroi perdevano pubblico, i manga ne guadagnavano parecchio.



ah!
p.s.: a fine fiera, mi presentai da Christian per ritirare i soldi della vendita della fanzine: "guarda, stiamo smontando lo stand... non abbiamo ancora fatto i conti. Tanto ci vediamo la prossima volta, no?"
Beh, sono ancora qui che aspetto.......

p.p.s.: però... che grandi serate, con i ragazzi di Grendizer. A base di birra e sfide a freccette.
E Michele e Luca che promettevano: "adesso inizieremo a collaborare seriamente" alle tre di notte, fuori dall'ostello.
 
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Eric
view post Posted on 16/2/2006, 18:12




Bottero e le traduzioni sono un grande classico. Da "sono stato il primo a tradurre Watchmen in italiano" a "ho tradotto Halloween come Carnevale per facilitare la comprensione", passando per "capisco le critiche ma qui c'è gente che crede che il traduttore lo possano fare tutti". Detto senza alcuna ironia, ma a me ispira genuina simpatia, come personaggio e redattore (anche se quando leggevo gli editoriali di "Botman" tutto mi sarei immaginato tranne che il tipo che incontrai un po' di tempo fa... io pensavo più a un cosplayer fuori di testa).

Comunque divertente e appassionante la cronistoria, anche se è tutto un mondo che io conosco solo di striscio, e mi interessa limitatamente (il fumetto italiano non me lo sono mai inculato particolarmente, e più che l'editoria mi interessano i fumetti). Poi, siccome è sempre bello farsi i fatti degli altri, vogliamo pure le impressioni e gli insegnamenti di vita, eh, mica solo l'anedottica fumettistica!

Non finirmi come "Prima Pagare Poi Ricordare", con Scòzzari che a un certo punto fa "tornai a Rimini per sposarmi con Vittoria", e io a chiedermi: "e chi cazzo è questa Vittoria?".

Vogliamo i particolari sordidi, le batoste di vita, le esperienze extrafumettistiche entusiasmanti, l'anedottica nascosta, i gossip conturbanti, le storie mai narrate.

Dicci, dicci!
 
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83 replies since 15/2/2006, 17:02   5115 views
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