DORORO

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ro-mario
view post Posted on 15/7/2008, 11:57




sfogliando i vecchi numeri di MOSTRI mi sono imbattuto in un paio di articoli decisamente interessanti (anche se, a mio modestissimo parere, non è che siano scritti benissimo).
Il primo è questo, che vi trascrivo, che parla di DORORO, una serie del grandissimo Osamu Tezuka che non è stata fortunata in Italia: i primi due volumi (credo che in totale dovessero essere quattro) sono stati pubblicati dalla Kabuki, una casa editrice che è sparita dopo una manciata di pubblicazioni.
Qui c'è un riassunto a grandi linee della trama.
Se l'argomento mostri giapponesi vi piace, in ogni caso, vi consiglio KITARO DEI CIMITERI, di Shigeru Mizuki pubblicato in tre curatissimi volumi dalla D/Books: c'è una flessione della storia, secondo me, dal primo al terzo, ma anche l'ultimo vale ampiamente i soldi spesi...

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MOSTRI anno II, numero 12, febbraio 1991

Il primo fumetto mostruoso giapponese

OSAMU TEZUKA & DORORO

Prima ancora di Mazinga, Goldrake & Co., il fumetto giapponese ha già conosciuto altre creature disumane e sanguinario. Le origini del Manga.

A cura di Irene Cantoni

L’ISPIRATORE DEI MANGA
Se Osamu Tezuka non fosse mai esistito, gli artisti giapponesi consacrati all’animazione o ai manga (fumetto) si conterebbero sulla punta delle dita. E’ infatti suo il merito di aver innescato nel proprio paese il desiderio di un mondo disegnato quando, nel 1947, esordì con la sua prima opera: Shin Takarajima (La Nuova Isola del Tesoro), che ebbe subito una larghissima diffusione. Seguirono altri best-sellers, tra cui Tetsuwan Atom (Atom dal braccio di ferro – 1952), ribattezzato Astroboy in America, dove sovente appaiono teneri animaletti “ereditati” da Walt Disney. Eppure persino lui non seppe resistere alla tentazione di riportare sulla carta quei mostri così cari alla tradizione giapponese realizzando, alla fine degli anni ’60, una storia dalle tinte macabre: Dororo.
Osamu Tezuka nasce ad Osaka il 3-11-1926. Diviene famoso a 21 anni con la pubblicazione del suo primo manga per il movimento che traspare dalle sue vignette, in totale contrasto con la staticità avuta fino ad allora in tutte le storie di produzione nipponica. Si laurea in medicina ma, a quanto si racconta, gli viene consigliato di chiudere il titolo di studio in un cassetto. Si dedica così anima e corpo al fumetto fino al 6-2-1989, quando perde la battaglia contro il cancro che lo aveva colpito.

DORORO, IL FUMETTO PIU’ ANTICO
La buona sorte non è certo amica di Hyakkimaru. Offerto dal padre a 48 demoni in cambio di ricchezza e potere quando era ancora nel ventre della madre, alla nascita non era dissimile da una larva. Quelle creature da incubo gli avevano sottratto quanto potesse offrire: braccia, gambe, spina dorsale, capelli... Le parti mancanti vennero realizzate in legno dal medico che aveva deciso di allevarlo. Perfette a vedersi, non avevano in sè la vita. Globi oculari che non vedevano, naso che non percepiva gli odori, lingua che non modulava i suoni. A queste mancanze lacunose suppliva una sorta di telepatia. Raggiunta l’adolescenza, intraprende un lungo viaggio allo scopo di riconquistare ciò che gli appartiene. Per compiere quanto si è proposto dovrà sconfiggere le entità che avevano favorito suo padre. Vagabonda solitario fino al giorno in cui vede che un bambino sta per essere linciato. Vorrebbe aiutarlo quando l’esecuzione viene interrotta dall’arrivo di un qualcosa, all’apparenza sporcizia galleggiante sul fiume, che al solo contatto riduce un uomo ad uno scheletro. Mentre gli altri fuggono inorriditi, Hyakkimaru si stacca di netto il braccio sinistro e, con la katana innestata nel moncherino, taglia l’estremità di un ponte, travolgendo l’essere informe nel crollo. Dororo, questo è il nome del bambino, affascinato da quella magnifica lama (nel frattempo utilizzata contro un altro mostro), lascia trasparire tutta la sua invidia. In risposta, Hyakkimaru si fa schizzare gli occhi fuori dalle orbite, si stacca un orecchio e narra il suo triste destino. Nonostante tutto, Dororo vuole ugualmente seguirlo e, sebbene l’altro non sia molto d’accordo, finiscono con l’unire le loro strade. Quando gli abitanti di un villaggio chiedono informazioni su di uno spirito visto durante la notte, questi, terrorizzati, li conducono al cospetto del capo. Questi è una donna che, indispettita dai vari “non so” in risposta alle sue domande, fa legare i due nei pressi di un pozzo. Da qui esce una specie di gigantesca rana con l’evidente scopo di divorarli.
E’ facile per Hyakkimaru liberarsi di entrambe le braccia ed affondare le spade nel collo dell’avversario, senza però riuscire ad ucciderlo. Sta a Dororo inseguirlo e scoprire un passaggio segreto collegato con l’abitazione della donna. Nuovamente catturato, viene salvato dall’amico, il quale, ottenuta la fiducia degli abitanti del villaggio, li conduce dove il mostro nascondeva i frutti delle sue rapine, luogo mostratogli dallo spirito notturno. Ciò scatena le ire del demone, ma viene subito colpito dal veleno contenuto nella gamba sinistra di Hyakkimaru, che vede nella coda, tra le fasce, le fattezze del capo del villaggio. Costretto alla fuga, assume l’aspetto di un orco e prende il bambino in ostaggio. L’immonda creatura, colpita ripetutamente, lascia il corpo della donna, ormai morta, e viene finita da Hyakkimaru con un acido. La sua prima apparizione era avvenuta anni prima, all’inizio come un gonfiore al ginocchio, era poi divenuto un volto che, tagliato, ricresceva rapidamente. Hyakkimaru, cacciato dal villaggio perché diverso, riparte. All’improvviso forti dolori lo assalgono: un braccio ed una katana cadono a terra e dopo interminabili secondi la sofferenza si placa lentamente: il braccio destro, ora, non è più artificiale. La storia termina quando i due amici si dividono e si scopre che Dororo è in realtà una bambina, ma una breve nota ci fa sperare che dopo 15 anni anche l’ultimo demone avrebbe lasciato questo mondo.

LE CREATURE DI DORORO
Nei quattro volumi riguardanti Dororo, appaiono oltre 250 esseri demoniaci, 7 dei quali, morendo, restituiscono a Hyakkimaru parte del suo corpo. Nell’ordine: braccio destro (e l’abbiamo visto!), occhio sinistro, gamba destra, naso, orecchio destro, corde vocalli ed occhio destro.
All’inizio della storia, però, ne sono già stati sconfitti altri 16 ottenendo, tra l’altro, i capelli.
E’ al momento della restituzione che giunge al massimo il coinvolgimento del lettore, quando al protagonista, di punto in bianco, si stacca di netto la parte artificiale per far posto a quella reale. Se le innumerevoli vittime hanno una sorte molto veloce e praticamente indolore, Hyakkimaru soffre le pene dell’inferno ogniqualvolta supera uno dei 48 ostacoli che gli impediscono di essere un uomo come tutti gli altri.

MOSTRI MADE IN JAPAN
Per i giapponesi del medioevo, le forme sotto cui un mostro poteva materializzarsi erano infinite. Ecco allora sandali che versano impressionanti quantità di sangue al contatto con una katana; erba che imprigiona la vittima con i propri fili prima di cibarsene; spade assetate di sangue che obbligano il possessore a combattere continuamente; volpi che, raggiunti i mille anni di età, sono al massimo della forza ed un solo esemplare può trucidare gli abitanti di un intero villaggio.


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