intervista a sergio bonelli

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ro-mario
view post Posted on 3/6/2008, 18:27




nuovo appuntamento con la rubrica fumettistica che tengo per Alto Sebino: stavolta ho intervistato quello che ritengo il miglior editore di fumetti del mondo... Sergio Bonelli si è dimostrato -al solito- disponibilissimo e, anche se le domande sono un pò troppo "generiche" (il pubblico di riferimento di Alto Sebino è fondamentalmente vergine in campo fumettistico), direi che ha lasciato parecchi spunti di riflessione:

- Tex vende, in Italia, più di quello che l’Uomo Ragno (di cui hanno fatto 3 film e varie serie di cartoni animati) vende nel mondo. Qual è il segreto?

“Ovviamente confesso di non essere in grado di analizzare e motivare lo straordinario, irripetibile successo di Aquila della Notte. Non a caso il motto che ho creato per chi lavora nella Casa editrice è perentorio: “Dimenticatevi di Tex!”
Chissà, forse la semplicità delle storie, la volontà di spiegare con pignoleria ogni accadimento, perfino la tanto deprecata suddivisione delle pagine che esclude vignette incomprensibili consente una lettura più rasserenante, più distensiva.
Altri personaggi, come quello da te citato, avevano il loro punto di forza negli effetti speciali che però oggi anche il cinema (a differenza di qualche anno fa) riesce a realizzare, a costo ridotto, in modo perfetto e molto più spettacolare.”

- Ciò nonostante, le vendite parlano chiaro: un milione di copie quindici anni fa, trecentomila adesso. E’ una crisi irreversibile o c’è la speranza che, indovinando un nuovo personaggio-fenomeno, come fu Dylan Dog alla fine degli anni ’80, ci sia un ritorno ai fasti del passato?

“Le cifre parlano chiaro e altre considerazioni non permettono dubbi; c’è la crisi della lettura. Anche in Italia (da me sempre definita l’ultima trincea del fumetto) non esiste alcuna possibilità di ritorno: ogni anno la tecnologia mette a disposizione del pubblico nuove e sempre più sofisticate occasioni di divertimento, mentre il fumetto “ha già dato” il meglio di sé e fatica a trovare nuovi argomenti.
Secondo me sopravviverà come prodotto di nicchia. Anche l’eventuale (improbabile) comparsa di un nuovo “fenomeno” credo che raggiungerebbe cifre ben lontane da quelle di quindici anni or sono.”

- Com’è che, nel momento in cui i fumetti sembrano aver guadagnato quella considerazione a livello culturale lungamente inseguita, le vendite sono così basse?

“I critici e i giornalisti di oggi sono i lettori di ieri e quindi non c’è da meravigliarsi se si impegnano in un’opera di rivalutazione delle storie del passato. Evidentemente però (come succede con il cinema) il pubblico non è sensibile a questo “rilancio”.”

- Quanto state pagando la crisi di Topolino e la mancanza effettiva di testate per il pubblico dei bambini che, crescendo, diventavano poi lettori Bonelli?

”E’ innegabile che Topolino e tante altre testate costituivano il primo gradino per arrivare alle progressive letture di fumetti avventurosi, comunque più impegnativi. La crisi in cui si dibattono le pubblicazioni destinate ai bambini perciò si riflette inesorabilmente su tutto il mercato delle pubblicazioni “bonelliane”.”

- C’è chi vi accusa di immobilismo: Mister No, Ken Parker, Martin Mystere, Dylan Dog, Nathan Never, le miniserie, i Romanzi a fumetti, il Dylan Dog Color Fest (senza citare tutto) mi sembrano invece, e sin dagli albori della casa editrice, testimoniare il contrario.

“Ritengo che la Casa editrice, in tanti anni di successi, (ma anche di insuccessi) abbia proposto ogni genere di argomento, raccontato a livelli narrativi diversi.
Indiscutibilmente, la nostra struttura editoriale, appesantita dai costi quasi industriali, non ci consente di avventurarci in tentativi sperimentali rivolti a un pubblico di nicchia. Saremo anche colpevoli di immobilismo, ma non mi sembra comunque (come lettore) che le edicole testimonino la presenza di editori molto più “mobili” e innovativi di noi.”

- Dall’altra parte si sente dire che Tex e Dylan Dog “non sono più quelli di una volta”. I lettori non sono mai contenti…

“Sono completamente d’accordo: Tex e Dylan non sono più quelli di una volta. Nemmeno i film, nemmeno le canzoni, nemmeno i lettori che, abbiamo già detto, hanno a disposizione ben più affascinanti strumenti di divertimento.”

- Parliamo di Brad Barron, Demian, Volto Nascosto e la prossima DIX: perché la scelta delle miniserie? E’ più difficile studiare personaggi di lunga durata o pensate che il pubblico “moderno” preferisca leggere storie con un inizio ed una fine ben definiti?
“Le miniserie (che io non amo molto e metto in cantiere con scarso entusiasmo principalmente per assicurare il lavoro a tutti i miei collaboratori) rappresentano un tentativo di tenere “agganciato” quel pubblico di oggi che (dicono) non ha più la costanza di seguire lo stesso personaggio per troppo tempo.
Finora la formula ha dato risultati discreti e dover rispettare il patto iniziale con il pubblico (chiudendo la collana dopo pochi numeri) ci ha lasciati con l’amaro in bocca. Ma sia di Brad Barron che di Demian sono in lavorazione degli Speciali…”

- Dylan Dog ha iniziato a vendere davvero solo qualche anno dopo il debutto in edicola. Cosa sarebbe successo se fosse stato una miniserie?

“Come giustamente hai fatto osservare, perfino Tex e Dylan Dog se chiusi dopo 20 o 30 numeri non avrebbero mai trovato il consenso straordinario che li contraddistingue. Ma i loro erano altri tempi…”

- Siete reduci dall’enorme successo della ristampa di Tex a colori, in vendita con La Repubblica. Iniziativa che viene dopo collane analoghe allegate ai quotidiani. Ma Tex ha davvero guadagnato lettori, grazie alla Repubblica e, in generale, quanto bene pensate possano fare gli “allegati a fumetti” al mercato?

“Il successo della serie texiana allegata a Repubblica dimostra ancora una volta lo straordinario attaccamento dei lettori a una pubblicazione di cui non vogliono perdere neppure un’edizione.
Comunque io e tutti i professionisti del settore non abbiamo mai pensato che l’operazione Repubblica potesse aumentare il numero dei lettori dell’edizione mensile. Infatti non abbiamo guadagnato neppure una copia.”

- Julia è stato il vostro primo tentativo di proporvi al pubblico femminile che, precedentemente, eravate riusciti a coinvolgere solo grazie a Dylan Dog. Le vendite dicono che ci siete riusciti. E’ stata una scelta di marketing o, più semplicemente, la voglia di provare qualcosa di nuovo? Quali sono le maggiori differenze rispetto agli altri vostri personaggi?

“Julia, come del resto anche Dylan Dog, non sono stati “costruiti” pensando al pubblico femminile su suggerimento di una indagine di “marketing” (come, del resto, nessuna delle nostre serie). Il progressivo cambiamento delle trame (più attuali, più moderne) ha fatto sì che le pubblicazioni venissero notate e poi apprezzate anche da un pubblico (le ragazze) che di solito non prestava alcuna attenzione ai fumetti prodotti dalla nostra Casa editrice.”
 
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-logan-
view post Posted on 3/6/2008, 20:41




bella intervista
 
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BiRuBiRu
view post Posted on 7/6/2008, 18:19




CITAZIONE
“Le miniserie (che io non amo molto e metto in cantiere con scarso entusiasmo principalmente per assicurare il lavoro a tutti i miei collaboratori) ....

:boh!:
 
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ro-mario
view post Posted on 8/6/2008, 22:44




CITAZIONE (BiRuBiRu @ 7/6/2008, 19:19)
CITAZIONE
“Le miniserie (che io non amo molto e metto in cantiere con scarso entusiasmo principalmente per assicurare il lavoro a tutti i miei collaboratori) ....

:boh!:

già: è il passo più "eclatante" dell'intervista, e mi aspettavo suscitasse un pò di clamore. Che Bonelli la pensasse così era scontato, ma non l'aveva mai detto pubblicamente...
 
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view post Posted on 11/6/2008, 11:36
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gran bella intervista!
 
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view post Posted on 22/6/2008, 17:09
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CITAZIONE (ro-mario @ 3/6/2008, 19:27)
- Parliamo di Brad Barron, Demian, Volto Nascosto e la prossima DIX: perché la scelta delle miniserie? E’ più difficile studiare personaggi di lunga durata o pensate che il pubblico “moderno” preferisca leggere storie con un inizio ed una fine ben definiti?
“Le miniserie (che io non amo molto e metto in cantiere con scarso entusiasmo principalmente per assicurare il lavoro a tutti i miei collaboratori) rappresentano un tentativo di tenere “agganciato” quel pubblico di oggi che (dicono) non ha più la costanza di seguire lo stesso personaggio per troppo tempo.
Finora la formula ha dato risultati discreti e dover rispettare il patto iniziale con il pubblico (chiudendo la collana dopo pochi numeri) ci ha lasciati con l’amaro in bocca. Ma sia di Brad Barron che di Demian sono in lavorazione degli Speciali…”

secondo me la bonelli affronta la questione miniserie dal verso sbagliato; cioè la bonelli intende come miniserie una collana composta da una serie limitata di albi ai quali aggiungere poi qualche speciale..... invece secondo me le miniserie dovrebbero essere trattate come i telefilm cioè fai una serie se piace ne fai un'altra collegata, poi eventualmente ne aggiungi una terza e così via..... fina ad arrivare all'inevitabile punto in cui la serie finisce; in questo modo consenti agli autori di non rimanere legati ad una serie, la serie non si snatura (come molti accusano essere successo a dylan dog) per l'arrivo di nuovi autori che inevitabilmente hanno un approccio diverso dal creatore della serie, infine puoi arrivare a quei lettori che non comprano i fumetti bonelli proprio perchè "infiniti".





 
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ro-mario
view post Posted on 15/7/2008, 09:40




ma più o meno è quello che stanno facendo con Brad Barron: la serie è andata bene ed ora avremo gli speciali semestrali.
però capisco cosa vuoi dire... il "problema" è che, spesso (soprattutto in ambito bonelliano), per un autore è interessante lavorare a qualcosa con una fine "definitiva"... chessò: la morte dell'eroe o, come è successo con Brad Barron, la fine della dominazione aliena.
a questo punto è più difficile trovare un modo plausibile per continuare la storia.
a ciò si aggiunge un altro problema: le miniserie bonelli arrivano in edicola (l'unica eccezione è stata proprio Brad Barron) quando gli albi sono stati già scritti e quasi totalmente disegnati. Tenendo conto che sino all'uscita del numero sei non si hanno dati di vendita attendibili, e che bisognerebbe aspettare almeno un altro paio di albi per essere sicuri dell'affidabilità della serie, non ci sarebbe più il tempo materiale per preparare (bene) una seconda stagione. Un pò quello che sta succedendo in Star con Khor e Nemrod...
inoltre bisognerebbe capire quanti lettori abbandonerebbero la testata scoprendo che questa non si chiuderà davvero con il numero annunciato, ma vi sarà una seconda "stagione".

poi... magari hai ragione tu (anzi: noi. Non la penso molto diversamente da come la pensi tu).
 
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6 replies since 3/6/2008, 18:27   185 views
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