Che cos’è il fumetto? Un’espressione artistica, letteraria o altro?Il fumetto è una espressione artistica, sicuramente... e anche una espressione letteraria, non c'è dubbio... ma è anche "altro".
Come il romanzo, il fumetto racconta una storia, ma nello stesso tempo la illustra, la mostra... la rende viva davanti agli occhi. Una narrazione particolare dunque: l'incontro tra parole e immagini dove l'interscambio tra i due modi di comunicare è costante. A volte è il dialogo di un personaggio, a toccarti il cuore... a volte è il suo sguardo... a volte entrambi.
Qual è la sua ispirazione quando vi accingete a realizzare la vostra serie a fumetti, indipendentemente da fatto che si tratti di Nathan Never o di Gea? La mia prima ispirazione, scrivendo Nathan Never è la vita di tutti i giorni. Osservando e "vivendo" la realtà che mi circonda, raccolgo non solo idee per i miei racconti, ma anche, e spesso inconsciamente, raccolgo i "modi" per raccontarli, compresi i sentimenti con cui sviluppo le interrelazioni tra i personaggi che invento. Altre ispirazioni, poi, mi arrivano dai romanzi letti, dai film visti, dalle musiche ascoltate. La creazione, in definitiva, è un continuo rielaborare esperienze e stimoli.
Cosa differenzia, secondo voi, il fumetto italiano da quello giapponese (manga) e da quello americano(comic book)? Cosa invece lo accomuna?Credo che la differenza principale sia nel ritmo con cui le storie vengono raccontate. Il fumetto italiano e quello giapponese sono basati su una narrazione più lenta e attenta ai dettagli. Quello americano invece ha un ritmo del racconto molto più elevato, e non indugia troppo spesso, né si sofferma sul particolare. Tutti e tre gli stili narrativi sono invece accumunati da una grande attenzione per i personaggi e il loro sviluppo nel racconto.
Cosa vi ha spinto ad entrare in contatto con il mondo del fumetto? Cosa vi spinge a rimanervi e da lettori e da realizzatori? Ho amato i fumetti fin da bambino, ma sono diventato sceneggiatore soprattutto perchè, ancor più dei fumetti, ho sempre amato scrivere. E' stato un "passaggio obbligato": la mia passione per la scrittura e quella per il fumetto mi hanno spinto a inventare le prime sceneggiature e con il tempo quella che era quasi una esigenza di vita... un irrinunciabile modo di esprimermi, è diventata una professione. Ed è sempre la passione che mi lega al mondo del fumetto, sia come lettore, che come autore professionista.
Se si decidesse di passare il vostro prodotto dalla cellulosa alla celluloide, come reagireste? Preferireste un film a cartoni animati o un film con attori in carne ed ossa? Preferirei diventasse un film a cartoni animati... forse perchè vedo un maggiore contatto tra il fumetto e il cartoon... tra l'altro, oggi, l'animazione ha raggiunto uno stile e una tecnica visiva talmente elevati che sono certo non resterei deluso dalla trasposizione di un mio racconto in tale formato.
Fumetto e solidarietà si è dimostrato un binomio vincente negli U.S.A.: basti pensare ad Amazing Spider-Man 36 o agli albi benefici realizzati dopo l’attentato al World Trade Center. Pensate che tale esperimento possa essere fatto anche nel nostro Paese?Potrebbe essere fatto eccome. Nel caso da Lei citato, si è visto che anche un media come il fumetto, sostanzialmente utilizzato per "divertire", abbia potuto entrare di prepotenza nel sociale e lanciare un messaggio importante! Non dimentichiamoci, però, che molto spesso, di mese in mese, quasi silenziosamente, tantissimi autori di fumetto italiani lanciano messaggi altrettanto importanti attraverso i loro racconti... messaggi di pace, di solidarietà oltre che spunti di riflessione su argomenti importanti.
Intervista realizzata da Leonardo M.C.